La città di Pistoia, Capitale Italiana della Cultura 2017, dedica una grande mostra ad Ippolito Desideri (Pistoia, 1684 – Roma, 1733), La rivelazione del Tibet. Ippolito Desideri e l’esplorazione italiana nelle terre più vicine al cielo. Una scelta puntuale per ricordare la spedizione dell’avventuroso gesuita verso Lhasa, la capitale del misterioso e irraggiungibile Tibet.
Fu un viaggio straordinario. Partito da Goa nel 1712, il poliedrico pistoiese attraversò le regioni del Punjab, Kashmir, Baltistan e Ladakh, terre all’epoca totalmente sconosciute agli europei. Giunto finalmente sul “Tetto del mondo”, Desideri rimase affascinato dalla civiltà buddista; per comprenderla e studiarla s’impadronì mirabilmente della lingua tibetana. Non a caso scrisse i suoi resoconti — cinque libri, un capolavoro di osservazioni geografiche, storiche, antropologiche e filosofiche — direttamente in tibetano. Richiamato dal suo Ordine nel 1721, rimase ancora alcuni anni in India e nel 1728 rientrò infine a Roma. Un ritorno amaro. La Compagnia di Gesù attraversava un momento politicamente molto difficile e i suoi superiori gli impedirono di pubblicare la relazione e di parlare della sua missione. Morì il 13 aprile 1773.
Le preziose carte rimasero a lungo celate. Come racconta il ricercatore Enzo Gualtieri Bargiacchi, uno dei massimi esperti del personaggio: «l’orientalista Luciano Petech lo pubblicò nella versione originale italiana solo nel 1956, ma il manoscritto venne scoperto molti anni prima, nel 1875, per interessamento di Gherardo Nerucci, che lo recuperò tra le carte dell’archivio di Filippo Rossi Cassigoli nell’omonimo palazzo pistoiese. Da quel momento il manoscritto entrò al centro di un vero e proprio intrigo internazionale: venne acquistato dagli inglesi ma non pubblicato per non perdere la primogenitura sulla scoperta di un’area ritenuta di loro competenza nel contesto geopolitico e coloniale del tempo, e allo stesso modo le resistenze economiche di Cassigoli e le reciproche gelosie tra Cappuccini e Gesuiti ne ritardarono a lungo la pubblicazione in Italia».
Ippolito Desideri fu un precursore. Sulle sue tracce si mossero, tra Otto e il Novecento, verso l’Himalaya e il Tibet personaggi come Osvaldo Roero di Cortanze, Luigi Amedeo di Savoia, Mario Piacenza, Filippo De Filippi, Giuseppe Tucci e Ardito Desio. A loro è dedicata la seconda sezione della mostra: documenti, carte geografiche, foto panoramiche d’epoca, strumentazione scientifica si alternano a filmati e dipinti su stoffa o thangka, descrivendo un bel capitolo della ricerca scientifica italiana.
La mostra è curata dal geografo e storico Andrea Cantile e da Massimiliano Alessandro Polichetti e Oscar Nalesini del Museo Nazionale d’Arte Orientale “Giuseppe Tucci” di Roma.
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Palazzo Sozzifanti, via De’ Rossi, Pistoia
sino al 7 gennaio 2018
martedì-venerdì 15-19; sabato e domenica 10-18
INGRESSO LIBERO