Secondo lo storico ucraino Nikita Vasilyevič Petrov nell’estate del 1941, quando le colonne corazzate tedesche stavano penetrando inarrestabili all’interno del territorio sovietico, il capo del gruppo operazioni speciali dell’NKVD, Pavel Sudoplatov avrebbe incaricato l’ambasciatore bulgaro a Mosca di aprire un canale di trattativa con Hitler per giungere a una pace immediata con Berlino. La scottante questione emergerebbe dalle carte dei processi della destalinizzazione, dalle rivelazioni fatte il 2 agosto 1953 nel corso del processo a Lavrentij Berija da Ivan Stamenov, ambasciatore della Bulgaria.
Ne ha parlato estesamente Eugenio Di Rienzo, secondo cui nell’estate del 1941 con l’apertura di canali diplomatici con l’ex alleato Hitler, Stalin avrebbe offerto ampie porzioni di territorio in cambio di una pace immediata. L’avanzata tedesca tuttavia fu così rapida da superare ben presto la proposta – che doveva corrispondere più o meno ai territori ceduti da Lenin nel 1918 a Brest-Litovsk – e questa venne lasciata cadere. Questa controversa tesi, suffragata da memorie e documentazioni frammentarie, è sempre stata rifiutata dalla storiografia ufficiale russa, poiché incrina il mito della “Grande guerra patriottica”, combattuta senza quartiere e senza cedimenti contro l’invasione tedesca.