Cento anni fa, Caporetto

By ottobre 24, 2017APPROFONDIMENTI

Alle 2 del mattino del 24 ottobre 1917, con un fuoco devastante di proiettili dirompenti e caricati a gas, nel settore di fronte della 2^ Armata italiana nei pressi di Caporetto le truppe dell’Impero Austroungarico rinforzate da reparti tedeschi lanciavano un micidiale attacco di sfondamento.
Le nuove tecniche – brevità dei bombardamenti di preparazione, tattica di infiltrazione delle truppe, concentrazione delle direttrici d’attacco nelle valli ignorando le cime – presero in contropiede i comandi del Regio Esercito, che pure poche settimane prima erano giunte a un soffio dalla vittoria totale sugli austroungarici, nella battaglia della Bainsizza.
La 2^ Armata venne messa in rotta, e nonostante la tempestività con cui Cadorna – il capo di Stato Maggiore del Regio Esercito – riuscì a ordinare i ripiegamenti su linee successive, già previdentemente predisposte, non si poté evitare la perdita dell’intero Veneto fino al Piave.
Nei momenti successivi allo sfondamento di Caporetto alcuni reparti si sciolsero come neve al sole (vi furono perfino casi di consegna al nemico con gli applausi), autorizzando Cadorna a gettare la colpa sulla truppa in un famigerato bollettino.

Cadorna

Un giudizio frettoloso e dettato dalla rabbia (che egli stesso poi correggerà), smentito dalle infinite prove di coraggio e sacrificio da parte di tutte le Armi – dalla Cavalleria nella battaglia di Pozzuolo del Friuli agli Arditi, impegnati in decine di azioni disperate di contrattacco.

D’altro canto, il giudizio della storia su Cadorna fu al pari ingiusto: fu il migliore dei comandanti degli Alleati e l’unico a giungere a un soffio dalla vittoria totale sul nemico imperiale. Dopo Caporetto fu la sua capacità di organizzatore a consentire all’Esercito di arrestare il nemico sul Piave e sul Grappa salvando la Patria.

Dopo Caporetto, il Regio Esercito si ritrovò con trecentomila uomini in meno, perdite materiali immense, ma la consapevolezza di dover resistere ad ogni costo. Lo shock di Caporetto fu in grado di riunire la nazione, dai soldati agli operai, dalle donne nelle retrovie ai politici, in un unico sforzo.

A Caporetto l’Italia soffrì e cadde. Dopo Caporetto, soffrì e si rialzò. Fino alla vittoria finale.

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(pubblicata originariamente su Storia in Rete n. 24 dell’ottobre 2007)

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