La Guardia Forestale e il suo passato glorioso ma dimenticato per “politicamente corretto”

By ottobre 16, 2017APPROFONDIMENTI

Per troppi italiani ignari di storia, la Guardia Forestale risalirebbe all’istituzione del Corpo degli Agenti Forestali nel 1822, poi  Corpo Reale delle Foreste. Questa è anche la versione ufficiale della stessa Guardia Forestale, ansiosa di crearsi o meglio inventarsi un passato politicamente più corretto. Ma le cose non stanno così.

Il Piemonte dei Savoia e la Lombardia degli austriaci furono i primi Stati che, all’indomani del Congresso di Vienna, legiferarono in materia di censimento del demanio boschivo, organizzandone la cura e la vigilanza. Re Carlo Felice incluse nelle regie Patenti la regolamentazione delle acque e delle foreste nel 1822, creando così le prime basi dell’organizzazione di un Corpo Forestale.

Dall’Unità d’Italia in poi furono unificati i corpi mentre nel 1877 fu varata la regolamentazione nazionale in materia di disboscamentocon norme restrittive per i proprietari soggetti al nuovo ruolo delle Regie Guardie Forestali con funzione di polizia giudiziaria.

Nel 1869 viene fondata la prima scuola per forestali a Vallombrosa (Firenze) nell’ex abbazia benedettina passata allo Stato ed affidata all’Istituto Forestale Nazionale.

Tra il 1909 e il 1910 la legge Luzzatti crea la Direzione Generale delle Foreste a cui faceva capo il Corpo Reale delle Foreste diviso in 10 grandi dipartimenti, arrivando ad impiegare circa 3.000 dipendenti civili sul territorio nazionale.

Il Corpo venne sciolto nel 1926, e sostituito da quella che diverrà la Guardia Forestale. ossia la Milizia Forestale, Corpo armato dello Stato, non civile come il precedente CRF, e composto da militari con qualifica di polizia giudiziaria.

La Milizia Nazionale Forestale venne istituita il 16 maggio 1926, come specialità della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale con compiti di difesa ed incremento del patrimonio boschivo nazionale; di gestione razionale dei beni silvo-pastorali dei comuni e degli altri Enti fra i quali l’ente autonomo Azienda Foreste Demaniali; di maggior progresso dell’economia montana in generale, sorveglianza della caccia, della pesca, custodia dei regi tratturi e delle trazzere101; di concorso nella tutela dell’ordine pubblico, sempre però nell’ambito forestale. I militi inizialmente provenivano dall’ex Corpo Reale delle Foreste e poi gli ufficiali furono reclutati fra i laureati in scienze agrarie o in ingegneria. I sottufficiali e i militi erano arruolati fra coloro che avevano rispettivamente frequentato con buon esito le scuole allievi sottufficiali e allievi militi. Come si vede a parte il transito di personale non vi era continuità con il disciolto Corpo Reale delle Foreste. Come in tutta la MVSN l’iscrizione al Partito Nazionale Fascista era obbligatoria.

Pierluigi Romeo di Colloredo Mels è autore di “Camicia Nera!”

La divisa era quella della MVSN con il cappello alpino ornato del fregio con l’aquila sormontata dal fascio littorio- che rimarrà in uso, epurato dal fascio, sino al 2016- al posto del fez per i militi, la divisa grigioverde con le fiamme nere ed i fascetti, la camicia nera e, sul braccio destro uno scudetto verde con l’aquila sormontante il fascio e la scritta Milizia Forestale (anch’esso rimasto in uso identico nel dopoguerra, sostituendo a Milizia la parola Guardia ed eliminando il fascio).

Gli ufficiali erano armati di pistola o rivoltella e nella facoltà dell’ufficiale di usare l’arma automatica o a rotazione. I marescialli erano armati di pistola a rotazione modello 89 Bodeo. I brigadieri, militi ed allievi erano armati di moschetto m 91 Ts corto per armi a cavallo e di pistola a rotazione sempre modello 89.

La Milizia forestale era costituita da un Comando Gruppo Legioni dal quale dipendevano direttamente i  Comandi di Legione, dapprima sette, poi dodici,  un numero variabile di Comandi di Coorte, di centurie e di distaccamenti, da una Coorte Autonoma con sede a Cagliari, da un deposito e da due scuole (sottufficiali e militi, ad Amelia – chiusa nel 1928 – ed a Cittaducale, cui si aggiunse poi quella di Sabaudia).

La creazione di questa Milizia speciale rientrava nella politica forestale (oggi diremmo ambientale) del Governo Fascista che si era concretizzata nella legge riordinatrice del 30 dicembre 1923 e con il regolamento del 16 maggio 1926. Occorreva cioé dare prestigio, mezzi finanziari, forza morale e materiale agi organi statali cui era affidata la responsabilità della conservazione e dell’incremento del patrimonio boschivo italiano.

E per questo venne istituita la Milizia Nazionale Forestale, come scrisse Le Vie d’Italia, organo del Touring Club commentandone l’istituzione,

geniale creazione della mente del Capo del Governo. Milizia significa disciplina, fede, devozione, forza, audacia, sacrificio di sé. Milizia forestale vuole dire branca integratrice della più grande Milizia che sta oggi a saldo presidio dell’ordine pubblico e delle patrie istituzioni. La Milizia forestale porta in sé il concetto di Corpo armato dello Stato, in cui non trovano ricetto se non uomini rigidamente disciplinati, generosi conoscitori della montagna, animati dal desiderio ardente di contribuire efficacemente, anche con disagio e con pericolo, al riassetto delle bellissime e preziose regioni silvane del nostro paese.

Il nuovo istituto venne ordinato sulla base del Regio Decreto del 16 maggio 1926 e del regolamento del 13 agosto dello stesso anno. I capisaldi erano i seguenti.

 

La Milizia forestale come Corpo armato dipendeva direttamente da Mussolini, per le funzioni tecniche e di sorveglianza ambientale dipendeva dal Ministro dell’economia nazionale.

Le mansioni ordinarie e istituzionali consistevano nel provvedere all’applicazione delle leggi e dei regolamenti forestali. Le erano demandati tanto il servizio tecnico (rimboschimenti, tutela economica dei boschi, miglioramento dei pascoli montani, sistemazioni idraulico- forestali, ecc.) quanto la custodia e la vigilanza (sorveglianza e cura dei vivai, servizi antiincendio, sorveglianza del rispetto delle leggi forestali) e di sorveglianza sulla caccia, la pesca, dei tratturi e delle trazzere.

Furono gli allievi militi della Scuola della Milizia Nazionale Forestale di Cittaducale (e non certo della Scuola della Guardia Forestale come scrivono certi giornalisti…) che nel 1939 piantarono i 20.000 alberi che costituiscono la scritta DUX sul monte Giano, oggi in parte danneggiata da un incendio di chiara matrice dolosa.

Il Monte Giano si trova in provincia di Rieti a nord-est di Antrodoco e domina, da 1300 metri, la parte bassa delle Gole del Velino che lo separa dal massiccio del Terminillo a ovest, con il gruppo montuoso del Monte Nuria a sud e quello di Monte Calvo a est, mentre verso nord-est guarda verso la Piana di Cascina e i Monti dell’Alto Aterno. Sul versante ovest si trovala scritta “Dux”, composta da alberi di pino e visibile da diversi chilometri di distanza avvicinandosi ad Antrodoco sulla via Salaria. La pineta, di circa otto ettari era composta da circa 20.000 pini e venne realizzata dalla Scuola Allievi Milizia Nazionale Forestale di Cittaducale nel 1939, con il contributo di numerosi giovani del posto, come omaggio a Benito Mussolini. Oltre con le leggi liberticide, la cancellazione della storia passa anche dagli incendi dolosi e dal vandalismo.

Così la Milizia Forestale viene descritta da Attilio Teruzzi:

La Milizia Forestale nei suoi sei anni di vita ha assolto brillantemente la missione che le é stata affidata: oggi essa assicura una efficace difesa del patrimonio boschivo nazionale, imprime un vigoroso impulso al suo incremento, cura una migliore e più razionale gestione dei beni silvo-pastorali appartenenti ai comuni e ad altri enti, ha infine a suo titolo d’onore un’attiva e operante partecipazione alla campagna per la bonifica integrale. Tutto questo con una forza di 347 Ufficiali e un organico di circa 3400 Camicie Nere, sempre pronti, gli uni e le altre, ad esplicare rigorosamente le funzioni del loro dovere.

Il Duce dinanzi all’Assemblea quinquennale del Regime ricordava la laboriosa Specialità: «I culmini glabri si coprono d’alberi che la Milizia Forestale pianta e protegge». La Forestale che ha avuto i suoi Morti e i suoi valorosi, ha svolto nell’anno VIII un’attività mirabile che così si riassume in cifre: sistemazione idraulico-forestale e rimboschimento di oltre 300 torrenti e comprensori; gestione tecnico amministrativa di circa 230.000 ettari di boschi e terreni dell’Azienda del Demanio Forestale; gestione di 385 vivai forestali e distribuzione di 30.000.000 di piantine; studio e definizione di 24.000 domande relative a piani economici, tagli, pascoli, culture agrarie, collaudi di tagli, rimboschimenti volontari ecc.

Nell’anno IX la Specialità ha compiuto 114.655 operazioni di polizia.

Nel 1936 si ebbe un mutamento dell’ordinamento e le Legioni furono così costituite da 9 Comandi di Legione in Patria e da 2 Comandi di Legione nelle Colonie e nell’Impero. Nel 1937 fu istituita l’Accademia Milizia forestale con sede a Firenze (la sede estiva era a Vallombrosa). Nel 1935-1936 fu costituita la Coorte Milizia Forestale A.O.I. mobilitata in Etiopia e nota con il nome di Colonna Celere Agostini. Dal 1942 al 1945 (come GNR Forestale della RSI) fu attivo anche un Battaglione Operativo, su 3 compagnie autocarrate, con sede a Lubiana.

Dopo l’occupazione dell’Albania e la creazione della Milizia Fascista Albanese con il decreto luogotenenziale n.54 del 14 agosto 1939, venne istituita la Milizia fascista forestale, indipendente dalla MFA e inquadrata nella Milizia forestale. Essa era investita degli stessi compiti della corrispondente italiana, ovvero dare esecuzione alle leggi ed alle disposizioni in materia forestale, la gestione e conservazione di boschi e foreste demaniali, vigilanza sui lavori di bonifica e gestione di vivai e campi sperimentali.

La forza ammontava ad una legione, la 12ª Legione Milizia Nazionale Forestale (MNF) inserita nell’organico della Milizia forestale nazionale.

Il battesimo del fuoco delle Camicie Nere Forestali si ebbe con la Coorte della Milizia Forestale che combatté sul Fronte Somalo nella campagna italo etiopica del 1935- 1936; fu presente poi nella Seconda Guerra Mondiale sul fronte occidentale, su quello albanese e su quello russo.

Sin dall’inizio della pianificazione della campagna di Graziani in Somalia, date le notevolissime difficoltà che la savana spinosa e le macchie dell’Ogaden ponevano ai combattimenti ed agli spostamenti si ritenne opportuno l’utilizzo di personale addestrato a muoversi ed a sopravvivere in ambienti particolarmente difficili, e la scelta era ovviamente caduta sugli uomini della Forestale.

La Coorte della Milizia Forestale, alla cui testa era il Luogotenente generale Augusto Agostini, comandante della Specialità, aveva una buona dotazione di autocarri. Agostini aveva preferito un comando operativo di una singola coorte a quello dell’intera specialità e non aveva mancato di far pesare la propria personalità per ottenere un equipaggiamento al di sopra degli standard dell’epoca.

La Coorte della Forestale si era imbarcata a Napoli l’8 ottobre 1935, e ai primi di dicembre entrò in linea tra Dolo e Malga Rie dopo che i suoi automezzi erano stati traghettati oltre il Giuba.

Le informazioni giunte  Graziani davano infatti come imminente l’attacco dell’esercito di Ras Destà, forse il miglior comandante etiopico, che aveva posto una cura speciale nell’addestramento e nell’armamento delle proprie truppe e che intendeva schiacciare le forze italiane, assai inferiori di numero, e di giungere a Mogadiscio; per affrontare la minaccia gli italiani iniziarono l’apprestamento di un campo difensivo, a scavare trincee ed a stendere reticolati.

Una centuria proseguì oltre il Daua Parma per unirsi al 4° reggimento fanteria Piemonte, al XIV° battaglione mitraglieri arabo- somalo, a reparti di Dubat, all’artiglieria ed alle sezioni autoblindo e carri CV33 lanciafiamme.

Il comando del raggruppamento venne conferito al Luogotenente generale Agostini; il 28 dicembre, dopo aver visitato il settore Graziani si rese conto della possibilità di colpire le truppe di Destà mentre erano in crisi di trasferimento, ed a tal scopo ordinò ad Agostini di muovere con la Coorte forestale, i Dubat e sezioni di autoblindate su Sadei, dove erano segnalate le truppe del ras.

Come scrisse Giovanni Artieri,

Destà si mosse. Graziani gli mandò incontro la legione Agostini: erano milleduecentocinquanta contro trentamila; ma possedevano centro mitragliatrici e ottimi autocarri.

L’avanzata iniziò il 12 gennaio, e la Coorte, trasportata su cinquantasette autocarri (cosa insolita per l’esercito italiano!) passò il Daua Parma in piena a Malga Rie, dove imboccò una pista camionabile preparata da un gruppo di militi e Dubat che avevano passato il fiume nei giorni precedenti a tale scopo. In serata le CC.NN. forestali raggiunsero lo Uadi Iigon, dove sostarono per riprendere la marcia nottetempo per arrivare allo Uadi Boubou all’alba, e, in mattinata a Lebdei, dove erano le retroguardie di ras Destà, travolte dai militi che alle otto del mattino del 15 gennaio occuparono Sadei.

Il giorno dopo la colonna Agostini, con la Forestale in avanguardia incalzarono gli etiopi tentando anche di impadronirsi del bestiame che costituiva la principale fonte di sostentamento dei negussiti. Raggiunte e superate Callegia 1a e Callegia 2a, le Camicie Nere dovettero scendere dai camion, che non riuscivano ad avanzare nella fitta savana composta da cespugli spinosi, per inseguire gli abissini, che vennero agganciati e che subirono forti perdite, da parte dei militi, addestrati ad operare in zone impervie ed all’interno delle macchie. Venne catturato il sultano della tribù dei Dagodia, alleato degli etiopi. Vennero anche annientati nuclei di guerrieri abissini rimasti entro le linee italiane

L’avanzata era stata di 130 chilometri in una zona mai percorsa da europei, ed il 18 la colonna Agostini mosse su Marsa Ghersi.

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Il saggio di Nicolò Giordano e Claudio Sanchioli sulla MNF

La Coorte partecipò anche alle successive operazioni su Neghelli.

Tra il 20 ed 23 gennaio la colonna, vinte le forti resistenze etiopiche con scontri all’arma bianca, con bombe a mano e pugnale, nel corso dei quali il vicebrigadiere Panfilo Di Gregorio si guadagnò la Medaglia d’Oro alla memoria, la prima della M.V.S.N. in Africa Orientale, raggiunse Malga Libai.

La Coorte creò anche un traghetto sul Daua Parma e terminò la strada camionabile attraverso la savana (6-7 febbraio).

Verso la fine di marzo la Coorte forestale con una marcia di oltre un migliaio di chilometri raggiunse Uarder, dove si formò la nuova colonna Agostini, di cui facevano parte, oltre alle Camicie Nere, tremila Dubat, unità dei Regi Carabinieri e due batterie.

La colonna avanzò per circa trecento chilometri nel deserto dell’Ogaden sul percorso Gunu Gadu- Bullahe- Dagabur, dove come detto, Nasibù aveva creato un forte campo trincerato.

La colonna, con Dubat e Carabinieri, attaccò il 24 aprile, travolgendo le linee con l’aiuto fondamentale dei carri lanciafiamme che arsero vivi numerosi difensori nelle casematte, seminando il panico tra i superstiti.

Alla colonna si aggiunsero gli universitari del VI° battaglione CC.NN. Curtatone e Montanara della divisione Tevere e una sezione di autoblindo, e la colonna proseguì sconfiggendo gli etiopici a Sassanebeh  ed occupando Dagabur la mattina del 30 aprile.

Il 6 maggio Agostini era a Giggiga, l’8 ad Harar, il 9 il Curtatone e Montanara era a Dire Daua, dove si incontrò con le stupitissime truppe giunte dal fronte nord, che credevano di trovare Dire Daua ancora in mano etiope.

Per il suo comportamento, il labaro della Coorte Forestale venne decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare, ed il Luogotenente generale Agostini venne decorato con l’Ordine Militare di Savoia, con la seguente motivazione:

Comandante di una colonna operante in uno dei settori più delicati ed importanti del fronte somalo che richiedeva particolari provvidenze logistiche, in oltre due mesi di operazioni, rivelava magnifiche qualità di comandante, di organizzatore e di combattente. Si inoltrava con le sue truppe in territorio nemico, attraverso notevoli difficoltà di terreno e di clima, aprendosi volta per volta la strada con i propri mezzi  sosteneva vittoriosamente numerosi ed accaniti combattimenti, infliggendo all’avversario ingenti perdite di uomini e di materiali e contribuendo validamente al successo delle operazioni in tutto il settore. Fulgida e luminosa figura di capo e soldato.

Dolo- Daua Parma, 7 dicembre 1935- 12 febbraio 1936.

(R.D. n.182 del 15 ottobre 1936).

Nel 1942, sul fronte russo, una compagnia della Milizia Forestale inviata per servizio a Stalingrado si ritrovò isolata con la VI Armata quando i sovietici accerchiarono la città sul Volga, e fu l’unica unità italiana a partecipare alla battaglia, venendo totalmente annientata senza lasciare alcun superstite.

 

Pierluigi Romeo di Colloredo

 

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